domenica 22 aprile 2012

C'era un campo abbandonato vicino casa sua,

un campo che ora forse è adibito a qualche coltivazione intensiva. Non ne ha la certezza, perché non nota più quel campo, nonostante ci passi davanti ogni giorno. Ma è stato per lei un luogo ricco di bei momenti. Le passeggiate con papà quando non era ancora troppo grande per farle, quando cercava di tenere al guinzaglio il cane, ormai morto di vecchiaia. Quando era piccola per fare stupidaggini il sabato sera per sentirsi più viva, meno annoiata. Quando era convinta di poter far qualsiasi lavoro: maestra, archeologo, avvocato, astronauta. Quando guardava bugs bunny col fratello e c'erano ancora le lire. Quando non passava il tempo a chattare su facebook o a messaggiare. Quando adorava stare in famiglia e non aveva mai, mai scatti d'ira. In quel campo c'era una casa abbandonata, instabile. Gli oggetti d'arredo erano stati sparsi tutt'intorno al suo perimetro, creando dei percorsi in cui una bambina poteva immaginare un'avventura. Un' avventura insieme al papà e al suo cane Rocky. In una d queste avventure i tre avevano trovato una piccola anfora, con un solo braccio e dei bei toni sul marrone. Era piena di polvere ma brillava, come se la sua luce non si volesse spegnere, nonostante tutto. Nono stante la sua casa stesse per crollare, nonostante passasse i giorni lì fuori, al freddo nella terra. Stava brillando. La bambina volle per forza portarla a casa. Non sapeva perché ma doveva farlo, era stranamente importante. La fece lavare dalla mamma e la mise sul caminetto, in modo che spiccasse rispetto agli altri oggetti. Anni dopo, capì perché quell'anfora era così importante: era un promemoria, doveva ricordarle che anche se la vita non è sempre facile, la nostra anima deve continuare a brillare. E le doveva anche ricordare che non si è mai troppo grandi per condividere momenti speciali con le persone che ami, prima che sia troppo tardi.