martedì 2 ottobre 2012

E' davvero troppo chiedere di incontrare una persona i cui pensieri siano coerenti alle parole e alle azioni?

Non pretendo sia normale, stabile o che abbia sempre la soluzione a tutto. Non voglio neanche che sia un tipo facile, mi sta bene permolosa e asociale. Ma sincera. Una di quelle persone che se sente di volerti bene, lascia stare tutte le moine e gli striscioni, i testi delle canzoni e le poesie, semplicemente viene là, te lo dice e ti abbraccia. Di quegli abbracci veri, lunghi, quegli abbracci che non ce ne sono più. Che sono fuoriproduzione, forse perchè rendono troppo vulnerabili. Una di quelle persone che se ti deve mandare affanculo, ti ci manda e tanti saluti a te e famiglia. Una di quelle persone che se deve dirti una cosa, te la sbatte in faccia e non prova a fartela capire con giri di parole e inutili premesse. Una di quelle persone, insomma, che nelle mille incertezze del vostro rapporto, ti dia l'unica certezza di non essersi tenuta nulla per se e di non essersi inventata niente, se non mille modi per comunicarti tutta se stessa e rendere più facile la sua stessa comprensione. E' chiedere troppo?

venerdì 28 settembre 2012

Io volevo essere un giunco

Eravamo in aula, in uno di quei giorni afosi di giugno che sembrano non passare mai. Chiuse le interrogazioni, chiuse le spiegazioni. Per provare a riempire il vuoto della noia, un insegnante ci disse di scegliere un albero nel quale impersonificarci. Tutti iniziarono a scegliere rubeste quercie secolari, i ragazzi, e graziosi peschi in fiore, le ragazze. Ma io no. Io volevo essere un giunco. Quando arrivò il mio turno e lo dissi, mi scoppiarono tutti a ridere in faccia, l'insegnante compreso. Che pianta inetta e spoglia avevo scelto. Ma io volevo davvero essere un giunco. Sapete, onda dopo onda, il giunco non si spezza. Si piega per tornare al suo posto, riuscendo a crescere dove le altre piante si ridurrebbero in pezzi. Nella sua fragilità, il giunco è forte. E' per questo che io volevo essere un giunco.

domenica 12 agosto 2012

Stanotte, stanotte sai ti ho sognata.


Sei stata per quei secondi, minuti, ore, non saprei dirlo, la vecchia te, quella che conoscevo e amavo. Quella di cui mi fidavo. La persona per cui vivevo, per cui mi alzavo la mattina. In realtà, eri una nuovissima te, perché volevi di nuovo me, ammettevi di non essere stata l’amica e la persona migliore che potresti essere e piangevi lacrime fatte di una nuova consapevolezza e di desiderio di avere una seconda opportunità. E io mi sono resa conto che dopo tutto quello che mi hai fatto passare, dopo che mi hai fatto soffrire così tanto, dopo tutte le delusioni, io ti perdonerei. E' frastornante constatare come per me non sia cambiato nulla. In fondo, ti amo come ti ho amata il primo giorno. Se tu tornassi da me, io ci ricascherei. Non divento amica di tutti, scelgo di essere amica e quando lo faccio è, beh, è per sempre.

giovedì 28 giugno 2012

La parte sbagliata dell'onda.

E' una brutta sensazione sentirsi strani è? E non strani del tipo sfigati o nerd o, non lo so, diversi. Strani nel senso di sbagliati, dalla parte sbagiata dell'onda. Così mi sono sentita quel giorno, tornando come protagonista in un posto in cui ero stata tante di quelle volte, quando ero nella parte giusta dell'onda. Quando non sapevo neanche ci fosse una parte giusta o sbagliata. Mi ricordavo ancora ogni singolo poster attaccato alle pareti, ogni frase.Mi ritornavano alla mente con la stessa facilità con cui cammino, con cui mangio, con cui respiro. Daltronde, avevo passato così tanto tempo in quel posto senza avere nulla da fare se non leggere e rileggere quei poster. E' questo quello che si fa quando si è nella parte giusta dell'onda. In quel momento,
nella parte sbagliata, non avevo tempo per leggere quei poster. Mi guardavo attorno scrutando le persone che come me erano protagoniste in quel posto, i sbagliati.E lì mi resi conto di essere nella merda. Lì realizzai di essere davvero sbagliata.Ero diventata come loro. La cosa patetica era che io ero nata dalla parte giusta dell'onda ed ero stata troppo debole, abbastanza da farmici mettere dagli altri nella parte sbagliata. La cosa più patetica ancora è che continuavo a volere bene alle persone che mi ci avevano messo su quella barca. Ma la cosa che è davvero la più patetica di tutte è che tutt'ora sono convinta di dovere un favore a quelle persone. La parte sbagliata dell'onda non è poi così sbagliata, si gode di una migliore prospettiva di un panorama che finalmente è reale.

martedì 19 giugno 2012

Quello che penso dell'argomento scuola.

Da qualche giorno nella mia scuola sono usciti i quadri, schede che sommativamente racchiudono il culo che ogni singolo studente si è fatto durante l'anno scolastico, chi più, chi meno. Per quanto riguarda la mia classe, si è alzata una nuvola di malcontento che ha investito tutti, facendo piovere fiumi e fiumi di cattiverie o soltanto verità celate, oserei dire. Delusioni, anche mie, perchè solo Dio sa quanto è importante per me. L'istruzione è la mia unica possibilità di avere un futuro migliore, migliore di quello di mia nonna, di mia madre e di mia zia. E' anche se la mia ostentata sicurezza e noncuranza possono celarla ad un occhio poco attento, la paura di sbagliare è sempre presente, sempre lì, ed è lei che ad ogni compito in classe mi fa far male quello che in realtà so, cavolate che influiscono sul voto. E' passato un po' dall'uscita dei quadri, si sono placati i "bollenti spiriti" e ora riesco a ragionare a freddo, come si dovrebbe sempre fare. La sfera logica e quella sentimentale non dovrebbero mai entrare in contatto, una cosa è com'è e come la si sente è tutt'altro. Sono arrivata alla conclusione che alla fine non conta quanto il professore pensa che noi meritiamo, è il giudizio di un estraneo che non ci conoscerà mai quanto noi conosciamo noi stessi. L'importante è quello che sai tu di valere, quello che sai di sapere, perchè non ci vuole molto a copiare ad un compito in classe e fingere di conoscere qualcosa. Ci sarà un luogo e un tempo precisi in cui si dovrà far vedere di che stoffa si è fatti e lì non basterà avere una media scolastica alta. Bisognerà dimostare di saperci fare, di avere la stoffa del vincente. Bisognerà essere tosti e volercela fare ad ogni costo. Bisognerà avere determinazione, carattere, spirito di sacrificio, ambizione. Caratteristiche che non tutti hanno o che non tutti hanno abbastanza. Ed è questo che distingue un ottimo studente da un ottimo praticante.

domenica 22 aprile 2012

C'era un campo abbandonato vicino casa sua,

un campo che ora forse è adibito a qualche coltivazione intensiva. Non ne ha la certezza, perché non nota più quel campo, nonostante ci passi davanti ogni giorno. Ma è stato per lei un luogo ricco di bei momenti. Le passeggiate con papà quando non era ancora troppo grande per farle, quando cercava di tenere al guinzaglio il cane, ormai morto di vecchiaia. Quando era piccola per fare stupidaggini il sabato sera per sentirsi più viva, meno annoiata. Quando era convinta di poter far qualsiasi lavoro: maestra, archeologo, avvocato, astronauta. Quando guardava bugs bunny col fratello e c'erano ancora le lire. Quando non passava il tempo a chattare su facebook o a messaggiare. Quando adorava stare in famiglia e non aveva mai, mai scatti d'ira. In quel campo c'era una casa abbandonata, instabile. Gli oggetti d'arredo erano stati sparsi tutt'intorno al suo perimetro, creando dei percorsi in cui una bambina poteva immaginare un'avventura. Un' avventura insieme al papà e al suo cane Rocky. In una d queste avventure i tre avevano trovato una piccola anfora, con un solo braccio e dei bei toni sul marrone. Era piena di polvere ma brillava, come se la sua luce non si volesse spegnere, nonostante tutto. Nono stante la sua casa stesse per crollare, nonostante passasse i giorni lì fuori, al freddo nella terra. Stava brillando. La bambina volle per forza portarla a casa. Non sapeva perché ma doveva farlo, era stranamente importante. La fece lavare dalla mamma e la mise sul caminetto, in modo che spiccasse rispetto agli altri oggetti. Anni dopo, capì perché quell'anfora era così importante: era un promemoria, doveva ricordarle che anche se la vita non è sempre facile, la nostra anima deve continuare a brillare. E le doveva anche ricordare che non si è mai troppo grandi per condividere momenti speciali con le persone che ami, prima che sia troppo tardi.

venerdì 13 gennaio 2012

Non sono stata sempre così...strana.

Scorrendo nei ricordi di una persona che fatico a creder che fossi io appena 3 anni fa, ho capito che per tutto quel tempo sono stata l'opposto di quello che sono ora. Ovviamente non in tutto, ma in davvero troppe cose. Fino a tre anni fa credevo di essere perfetta. Avevo tutti le giuste ragioni per ritenermi tale: ottima media scolastica, bel carattere, rara profondità, definita molto spesso una ragazza davvero carina. Poi qualcosa in me si è spezzato: un giorno ho realizzato di non voler essere mai più quella ragazza. Non aveva senso: non è la perfezione ciò a cui ambiscono tutti gli esseri umani? E io ci stavo sputando sopra. Non volevo più quella pelle, quelle regole, quella perfezione. Volevo che le persone pensassero che potevo fargli male, che ero in grado di difendermi da sola, che non ero ingenua o troppo buona per rispondere. Volevo quel rispetto che non mi era stato dato, volevo essere in grado di far loro tutto quel male che avevano fatto a me. Perchè così fanno le persone: quando vedono un qualcosa di così bello e puro, si ravvedono di distruggerlo perchè sono invidiose e perchè il paragone le fa sentire frustrate. Sono totalmente cambiata da allora e non voglio tornare indietro. Ora so di non essere perfetta, sono in grado di accettare ogni mio singolo difetto e ogni giorno ne trovo uno nuovo. Tutti sanno che posso fargli del male, che so difendermi, e sono talmente sveglia da rispondergli in maniere assai fantasiose e dure. Solo che la mia vera essenza ormai si è nascosta, è restia a mostrasi. E io inizio a far fatica a ricordare chi sono veramente.

giovedì 5 gennaio 2012

Eccola, era di nuovo lì, a guardarmi con aria soddisfatta, ancora, ancora una volta.


Aveva vinto, aveva vinto di nuovo. Ero riuscita a tenerla lontano, ma dovevo sapere che non sarebbe durato per molto. Ed eccola lì, in tutto il suo cupo splendore, consapevole che era di nuovo in grado di prendersi gioco di me. Ad ogni tradimento lei si ripresentava e mi si attaccava al cuore, rendendolo sempre più pesante. Sempre più duro. Sempre più corazzato.

domenica 1 gennaio 2012

E quando mi dirai che il rap non è musica ti dirò che c’hai ragione tu; perché il rap non è musica, è molto di più. [Raige]

Quando parlo di rap, per i molti parlo di un genere musicale nato negli anni 60 e che consiste principalmente nel "parlare" seguendo un certo ritmo. Io invece quando parlo di rap intendo vita. Nel rap viene raccontata la propria storia, le proprie emozioni e le proprie esperienze in rima. Quello che preferisco di questo genere è che viene data maggiore importanza al contenuto piuttosto che alla forma. Per fare rap non c'è bisogno di avere una voce eccezionale, non c'è bisogno di acuti scenografici e fronzoli vari. Nel rap questo non conta, importa solo il coraggio e la voglia di condividersi e condividere tutto con il mondo. Nell'ambito delle mie preferenze, si trovano sicuramente Guè e Nesli.
"Per quanto riguarda il rap non avrai altro Dio all'infuori di Guè" [Spacco tutto-Club Dogo]
Guè, pseudonimo di Cosimo Fini, è un rapper italiano nato nel 1980. E' anche conosciuto come il Guercio, in riferimento alla ptosi (spostamento di uno o più organi di una struttura fisica che tende a scendere verso il basso) all'occhio sinistro. Membro dei Club Dogo (formati da Guè, Jake La Furia e Don Joe), ha recentemente iniziato a cantare come solista. Per quanto riguarda i pezzi all'interno dei Club Dogo, quelli che preferisco sono "Il sole e la luna", "Una volta sola" , "Fino alla fine" e "All'ultimo respiro".
"Io scrivo un incubo che sembra una filastrocca è come la verità e fa male quando mi esce dalla bocca" [Fino alla fine-Club Dogo]
Per quanto riguarda invece la sua attività come solista, Guè ha pubblicato un solo album il giugno scorso dal titolo "Il ragazzo d'oro". I miei pezzi preferiti, che poi credo siano i migliori di tutta la sua produzione, sono "Ultimi giorni" e "Conta su di me".
"Certe volte vorrei piangere per provarti cosa so provare ma non mi escono le lacrime, dici l'amore non si può comprare" [Ultimi gioni- Guè P.]
Nesli, nome d'arte di Francesco Tarducci, è  il fratello minore di Fabri Fibra ed è nato nel 1980. Il suo modo di rappare, decisamente riflessivo, l'ha portato ad avere dissidi con Marracash. I brani di Nesli che preferisco sono "Parole da dedicarmi", "La fine" (cantata anche da Tiziano Ferro) e "Se perdi".
"Fuori c'è luce, poi buio, poi ancora luce. Tutto quanto accade in modo rapido e veloce, tutto quanto accade in modo così naturale. A volte ci fa star bene, a volte ci fa star male e vale la pena di evadere senza avere regole come le favole, senza la paura di sentirsi inutile" [Parole da dedicarmi-Nesli]
Questo è il rap per me: riflettere e riflettere ancora, come al solito.